La settimana corta nelle scuole

Non si placa il dibattito che da alcune settimane la Provincia di Brescia e le scuole superiori locali in merito alla possibilità di non svolgere le lezioni il sabato. La settimana corta da sempre suscita non poche polemiche; i pareri, molto contrastanti, differiscono a seconda della categoria a cui appartengono gli interpellati. Tra i più contrariati alla proposta vi sono gli insegnanti che lamentano, nel momento in cui la variazione d’orario dovesse entrare in vigore, una riduzione del tempo quotidiano da dedicare alla stesura delle lezioni e alla correzione delle verifiche. Persino gli studenti non risultano compatti in materia; per alcuni, l’aumento delle ore scolastiche giornaliere (passaggio inevitabile per ridistribuire le ore del sabato) lascerebbe loro troppo poco tempo da dedicare allo studio individuale e alle attività extrascolastiche, aspetto sottolineato anche da molti genitori. Di tutt’altro avviso, invece, la Provincia di Brescia che, adottando questo nuovo orario settimanale, potrebbe contare su un risparmio che si attesta intorno al milione di euro annui, soprattutto per quanto riguarda il riscaldamento nelle aule e i mezzi di trasporto.

La settimana corta nelle scuoleInoltre, la proposta allineerebbe le modalità scolastiche a quelle europee; contrariamente all’Italia, negli altri stati membri la rarità è costituita dalle lezioni durante il sabato. La storia non cambia per gli studenti oltreoceano; negli Stati Uniti d’America le lezioni terminano sempre il venerdì.

La questione, però, fa emergere un’altra questione, forse ben più importante. Non si tratta semplicemente di un giorno scolastico in più o in meno ma di una riorganizzazione dell’intero sistema scolastico. Infatti, nei paesi in cui vige la settimana corta la scuola non è solamente la sede delle lezioni “classiche” ma propone svariate attività culturali di vario genere; dal corso di recitazione alla squadra di atletica leggera passando per il coro dell’istituto, la scuola è il fulcro di ogni attività. Certamente questo non è il caso del sistema scolastico italiano che a tali iniziative si riferisce con l’aggettivo extrascolastiche e che sono invece affidate a enti privati.

Inoltre, tale cambio di prospettiva potrebbe rivelarsi un potente strumento contro l’abbandono scolastico che l’anno scorso è stato stimato intorno al 17% per un costo annuo di 106 miliardi di euro e che indebolisce sempre più il sistema statale italiano dovendo delegare a terzi l’organizzazione di corsi per il recupero degli anni scolastici (info recupero anni scolastici Brescia).