Il caso smartbox di evasione fiscale

Il caso smartbox di evasione fiscaleE’ di pochi giorni fa la notizia che la società francese Smartbox, distributrice dei famosi cofanetti regalo, avrebbe evaso il fisco italiano per un ammontare di ben 100 milioni di euro. Si tratta di una cifra astronomica, soprattutto se letta alla luce della grave situazione economica che il nostro paese sta attraversando.

La restituzione di questi 100 milioni di euro potrebbe significare una buona boccata di ossigeno per il nostro paese, ma anche un gesto che aiuterebbe i cittadini ad avere più fiducia nelle istituzioni e negli enti preposti al controllo.

E’ indubbio che la popolazione italiana si scopra enormemente amareggiata dal sistema di tassazione imposto dallo Stato italiano. I singoli individui, le piccole e medie imprese e gli artigiani sono infatti ‘bombardati’ da una tassazione pesante, la quale interessa la persona e i beni di uso primario, come la propria abitazione.

Non vogliamo assolutamente dichiarare che le tasse non devono essere pagate, in quanto esse rappresentano la base del funzionamento di uno Stato, ma i governi devono assumere una posizione popolare e combattere il superpotere delle società che operano in modo illegale.

La distribuzione equa della tassazione può aiutare tutte le persone che a stento arrivano a fine mese a vivere in modo migliore e, perché no, a favorire lo sviluppo del lavoro.

Procediamo con un esempio pratico, per comprendere se si tratti di utopia o di una questione fattibile nella pratica di ogni giorno. Una società S.r.l. di piccole dimensioni riceve una tassazione pari anche al 60% del guadagno ricavato da un lavoro svolto. Stiamo parlando di cifre incredibili, che strozzano il lavoro e che non permettono l’assunzione di personale. Se i 100 milioni dell’evasione Smartbox fossero recuperati (e stiamo parlando di un caso singolo), la tassazione potrebbe dimezzarsi, qualora tutte le società che operano nel nostro paese con un tale volume di affari si comportassero in modo virtuoso.

Capiamo bene che da una tassazione al 60% ad una tassazione al 30% (che già è altissima) le cose cambiano in modo radicale e chi lavora potrebbe investire, non solo in attrezzatura, ma anche nell’assunzione del personale. In altri termini, la società alleviata dal pagamento delle tasse potrebbe respirare.

Non si tratta di pagare meno tasse perché lo Stato ne ha bisogno, si tratta di pagarle in modo collettivo ed equamente distribuito. Se analizziamo gli Stati come l’Inghilterra, comprendiamo che essi propongono un regime di tassazione unico, pari ad una percentuale ben stabilita. Se la persona o la società guadagna 100, verserà allo stato la percentuale su una base di 100, mentre se guadagna 100.000 la verserà su questa base. Equo, semplice e funzionale, in quanto tutti pagano le tasse e non sussistono particolari problemi di evasione. Lo Stato italiano non potrebbe prendere esempio d questi stati illuminati, semplificando la burocrazia e quindi rendendosi più credibile agli occhi del mondo intero? Utopia o realtà prospettabile?