In pochi ci fanno caso, ma l’industria del packaging per alimenti, il settore cioè che cura il confezionamento del cibo che mangiamo, è un qualcosa di davvero fondamentale, oltre che per le ditte che ne fanno maggiormente uso, anche per la nostra vita di tutti i giorni.
Un packaging fatto a regola d’arte è determinante per proteggere i nostri alimenti dallo sporco, contribuisce a mantenerli intatti, preservando tra l’altro il gusto e l’aroma. Non solo: le varie aziende curano molto attentamente questo aspetto della produzione per questioni di marketing, assicurandosi confezioni originali e attraenti.
Il pacco, del resto, è il biglietto da visita del prodotto che si sta andando a vendere ed è impensabile tralasciare una simile fase. Ma come funziona l’industria del packaging alimentare? Scopriamolo insieme.
I materiali utilizzati
Partiamo dalla base, ovvero dai materiali maggiormente utilizzati per il food packaging. Questi sono i più vari: carta, plastica, legno, ma anche vetro, metalli e molteplici tessuti. Ovviamente c’è una ben precisa normativa della Comunità europea che regola l’utilizzo di queste materie e che richiede ai produttori tutta la documentazione necessaria per seguirne la rintracciabilità.
Le regole più ferree sono per i materiali plastici, che devono essere “sufficientemente inerti da escludere il trasferimento di sostanze ai prodotti alimentari in quantità tali da danneggiare la salute del consumatore e modificare le caratteristiche dell’alimento”.
Interessante notare come, insieme ai vari derivati del petrolio, si stiano imponendo anche materiali plastici ricavati da sostanze vegetali, come ad esempio i cereali. I vantaggi ecologici sono ovvi, ma le caratteristiche tecniche ancora inferiori e i prezzi più elevati danno vita ancora ad una certa diffidenza.
Tipologie di confezionamento
In packaging, e in particolare il packaging alimentare, si può distinguere in tre categorie, con relativi metodi di produzione differenti. Il packaging cosiddetto “primario” riguarda tutte le confezioni che andranno ad essere in diretto contatto con il prodotto, e per la cui produzione è riservata un’attenzione ancora più alta, vista l’elevata possibilità che l’alimento venga contaminato da agenti esterni.
Il confezionamento “secondario” è invece relativo al secondo rivestimento, utile ad aumentare la protezione meccanica, a dare una forma più idonea alla movimentazione, o più semplicemente per creare un migliore impatto visivo ai fini dell’acquisto. Torniamo quindi al discorso fatto all’inizio e all’importanza, non solo dell’aspetto igenico, ma anche di quello pubblicitario.
Infine abbiamo il packaging “terziario”, decisamente orientato al trasporto (quindi parliamo di casse, grandi scatoloni, pedane). In casi particolari, quando cioè vengono trasportati prodotti liquidi o il polvere per mezzo di cisterne, il mezzo di trasporto stesso funge sia da imballaggio primario, che terziario.
A seconda della tecnologia di fabbricazione utilizzata, basata principalmente su cilindri gommati come, ad esempio, i rulli in gomma Warca, gli imballaggi possono inoltre essere “pre-formati”, cioè costruiti dal fabbricante nel proprio stabilimento e poi trasferiti nell’impianto di utilizzo, oppure formati-in-linea, cioè realizzati presso il produttore di alimenti partendo da una bobina variamente flessibile in una macchina che contemporaneamente forma il contenitore e realizza il riempimento con il prodotto.